Paolo Caliari, detto il Veronese, fu uno dei principali rappresentanti della pittura veneziana del sec. 16°: si distinse per la peculiare armonia delle sue tinte limpide, brillanti e per la trasparenza delle atmosfere. La sua prima formazione fu orientata verso le novità cromatiche di cui Venezia era la fonte, però nella sua attività più matura si individuano le eleganze manieristiche del Parmigianino e la grandiosa ampiezza della figura umana di Giulio Romano.
La sua prima opera datata risale al 1548: la pala Bevilacqua.
Nel 1533 giunse a Venezia, dove la sua arte limpida e serena si impose; già in questa prima fase le opere sono esemplificative dello stile dell’artista che appare subito definito, in un felicissimo senso degli accordi cromatici, cui si aggiunge un senso grandioso dei valori spaziali.
Una delle sue opere più importanti fu l’affresco della chiesa di S. Sebastiano: nel 1555 aveva terminato il soffitto della sacrestia, a cui seguirono, a varie riprese (fino al 1570) il soffitto della chiesa stessa e poi l’intera decorazione del tempio.
Nel 1563 dipinse a Venezia la più famosa delle sue Cene: le Nozze di Cana ora al Louvre; dieci anno dopo eseguì la Cena in casa di Levi, ora all’Accademia di Venezia. In queste pitture, Veronese dimostra una grande capacità nella creazione di un impianto scenografico in cui è presente una commistione di dettagli antichi e contemporanei; i colori sono vivaci e vi è una particolare cura descrittiva nella realizzazione delle vesti dei personaggi, sontuose ed eleganti, dai colori brillanti e dai motivi ricercati.
Contemporaneamente a questi conviti, dipinse moltissime altre tele di vario argomento, dove però sempre s’affermano quella sua tendenza al sogno gaio, brillante, ritmato e quella sua virtù d’esprimerlo con l’accordo dei colori squillanti e vivi. Veronese prediligeva commissioni di pitture dall’argomento profano, ma una sua grande dote era quella di riuscire a trattare anche argomenti sacri in modo profano. La pittura di P. V. fu tra le poche di altezza veramente suprema, e di una purità forse unica. Giacché in nessun artista, come in lui, il cosiddetto contenuto non vale se non in quanto dà concretezza all'armonia delle forme raffaellescamente equilibrate in un riposato ritmo, e al brillare dei colori, i quali, pur impeccabilmente accordandosi in un insieme intonatissimo, non rinunciano mai all'individualità del loro timbro particolare, alla chiarezza della loro voce, all'intensità della loro vita.
Bibliografia
Carlo Ridolfi, Vita di Paolo Caliari veronese celebre pittore, descritta dal caualier Carlo Ridolfi, presso Matteo Leni, in Venetia, 1646 Consulta OPAC
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L'opera completa del Veronese, presentazione di Guido Piovene, apparati critici e filologici di Remigio Marini, Milano, Rizzoli, 1968 Consulta OPAC
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