Cantatore, Domenico

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Nascita
Ruvo di Puglia; 1906/03/16
Morte
Parigi; 1998/05/22
Dati anagrafici
1906-1988
Luogo e periodo di attività
Milano, Parigi, 1922-1998

BIOGRAFIA

Domenico Cantatore nasce a Ruvo di Puglia (BA) il 16 marzo 1906, ultimogenito di una famiglia indigente composta da otto fratelli. Costretto a lavorare fin da ragazzo, diventa pittore di stanze, ossia imbianchino, come lui stesso affermerà: il lavoro più vicino alla sua innata passione per il disegno. Giovanissimo lascia il paese natale per emigrare a Roma (1922), dove raggiunge il fratello Giuseppe (1892-1942). Nella capitale vive, tra difficoltà economiche, un periodo di formazione da autodidatta. Nel 1925 si trasferisce a Milano, dove, per sbarcare il lunario, disegna abiti per una sartoria e inizia a dipingere per passione. Nel capoluogo lombardo frequenta il gruppo di intellettuali legati al movimento di "Corrente" e si occupa di critica d'arte. Ben presto stringe rapporti di amicizia con Carlo Carrà (1881-1966), Salvatore Quasimodo (1901-1968), Raffaele Carrieri (1905-1984), pugliese come lui, Leonardo Sinisgalli (1908-1981), Alfonso Gatto (1909-1976) e con il candidato al Premio Nobel Hrand Nazariantz (1880-1962). Al poeta armeno, esule in Puglia dopo il genocidio armeno, Cantatore dedicherà un ritratto oggi disperso. Nel 1929 tiene la sua prima personale alla Galleria Milano: i suoi paesaggi, le sue nature morte, le cupe ed enigmatiche figure di popolani sono saldamente ancorati alla sua terra d'origine. Sulle tele, volti e corpi pacati e nodosi riecheggiano gli alberi d’ulivo del Sud. Grazie al sostegno economico di un amico, nel 1932 si trasferisce a Parigi, dove soggiornerà per due anni. Qui conosce a fondo la pittura degli “Impressionisti”, di Paul Cèzanne (1839-1906), Henri Matisse (1869-1954), Pablo Picasso (1881-1973), Amedeo Modigliani (1884-1920) e dei “Fauves”. Incontra anche Filippo de Pisis (1896-1956) e Carlo Levi (1902-1975). Del periodo parigino resteranno un quaderno di appunti, disegni e puntesecche che, tornato a Milano, esporrà alla Galleria Il Milione (1934). Il soggiorno parigino è fondamentale per la sua maturazione artistica, in particolare, Henri Matisse diventa un suo costante riferimento: la cupa tavolozza del pittore pugliese, legata ai temi della terra e della campagna, ai contadini e alle donne in nero, sotto l'influenza del pittore francese, diventa più luminosa. Pur avendo trascorso un biennio nel clima parigino e pur vivendo a Milano, città di grandi fermenti artistici, Cantatore non si è mai legato a movimenti o gruppi: i suoi pittori prediletti, oltre a Matisse, resteranno Masaccio (1401-1428), Rembrandt (1606-1669) e Goya (1746-1828). A Milano conduce, infatti, una vita solitaria, anche se si ritrova abitualmente con il gruppetto degli amici più cari, Salvatore Quasimodo, Raffaele Carrieri, Leonardo Sinisgalli e Alfonso Gatto, al Caffè Savini: ritrovo di intellettuali e collezionisti. Nel 1938 illustra con sei disegni le poesie di Leonardo Sinisgalli e nel 1941 il Portico dei Poeti di Vanni Scheiwiller (1934-1999). Nel 1940 viene nominato titolare della Cattedra di Figura disegnata al Liceo Artistico di Milano e, nel 1950, oramai famoso anche all’estero, gli verrà assegnata per chiara fama la Cattedra di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. In quegli anni partecipa al Premio di pittura Bergamo, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. In ambedue le manifestazioni gli vengono riservate delle sale. Intanto a Milano sono allestite diverse personali: Galleria Barbaroux, Galleria Annunciata e Galleria Gianferrari. Nel 1956 l’artista pugliese si reca in Spagna, dove ritrova i colori caldi e luminosi del suo meridione. Da questo momento e fino agli anni Ottanta, i protagonisti indiscussi delle sue opere sono prevalentemente paesaggi e figure umane (uomini e donne del suo Sud, ma anche sinuose odalische), i confratelli e i riti della Settimana Santa ruvese. Nel 1963 illustra con acqueforti il volume Uomo del mio Tempo di Salvatore Quasimodo e venti sonetti del Canzoniere di Francesco Petrarca (1304-1374). Nel 1967 Raffaele Carrieri gli chiede di illustrare il volume Afrodite Ovaiola, per il quale produce delle litografie. Negli anni Sessanta Cantatore frequenta assiduamente le Marche nei periodi estivi, in particolare, il Comune di Montefiore dell'Aso. Da questi soggiorni trae nuova linfa per le sue opere. In segno di gratitudine donerà al Comune numerosi lavori, oggi custoditi all'interno del Polo Museale di San Francesco, accanto a opere di Carlo Crivelli (1430-1495) e di Adolfo De Carolis (1874-1928). Nel 1965 viene organizzata a Ruvo di Puglia una grande manifestazione in suo onore, alla quale prende parte anche il Premio Nobel Salvatore Quasimodo: nella circostanza, Cantatore viene premiato con una medaglia d'oro. Nei tre decenni seguenti l’artista viene onorato con grandi mostre antologiche: a Sacile, Palazzo Ragazzoni-Flangini-Biglia (1963); al Museo Civico di Monza (1967); a Ferrara, Palazzo dei Diamanti, (1983); a Montecatini, dove vince il Premio Vita di Artista nel 1981. La pittura di Domenico Cantatore come un sismografo registra i ricordi e le emozioni suscitate dalla sua amata Puglia: uomini e donne hanno la medesima humanitas degli affreschi e delle sculture delle cattedrali romaniche di Ruvo, Barletta, Bitonto, Trani e Bari. Lo stesso si cimenta anche nella scrittura. Le sue memorie di ragazzo ruvese appaiono dapprima sulle pagine del quotidiano milanese L'Ambrosiano (1922-1944), poi saranno raccolte in libri, come Il pittore di stanze (1944) e Ritorno al paese (1966). Pittore di esuberante espressività, cultore dei maestri del passato, ma, al tempo stesso, attento all’acceso dibattito caratterizzante il suo tempo: astrazione-figurazione, Cantatore è anche un raffinato disegnatore e illustratore di libri. Così lo stesso nel volume del 1988 Immagini tradotte. Disegni e d'après, che raccoglie acquerelli, smalti e pastelli: La mia passione per l'incisione risale agli anni d'insegnamento a Brera. Accanto all'opera pittorica, rilevante risulta dunque la sua produzione grafica: litografie, acqueforti, cere molli, acquetinte. Di seguito, un excursus della sua produzione più significativa. Le acqueforti Donna seduta e Nudo in piedi, eseguite nel 1942 per illustrare Cenerentola di Massimo Bontempelli (1878-1960). 1958, litografia Odalisca con il pappagallo (preannuncio di molteplici analoghe figure femminili in blu, in lilla, in rosso, in giallo, colte in un momento di siesta, nel chiuso di una stanza, o en plein air in un meriggio infuocato, o alle prime luci della sera). 1959, litografia Donna in bianco allo specchio. 1960, incisione su zinco Crocefisso Verde. 1960, litografia Gitana (premiata alla quarta edizione della Biennale di Grafica di Venezia del 1961). 1963, cera molle su zinco Gente del Sud e acquaforte-acquatinta La Figura della Sera (quasi un'antica icona). 1974, quindici incisioni a colori, eseguite in omaggio a Rocco Scotellaro (1923-1953), raccolte nella cartella Un Incontro Antico per le Edizioni dell'Orso di Milano. A 80 anni afferma in un'intervista: Sono come Chagall, un ragazzo di una certa età. Porta un bypass arterio-femorale, guida serenamente l'automobile per le vie di Milano e lavora ancora a quadri di grandi dimensioni nel suo studio, nel cosiddetto quartiere cinese. Domenico Cantatore muore a Parigi il 22 maggio 1998, mentre in vacanza con la moglie visitava i luoghi frequentati nella sua giovinezza. Molte opere del maestro pugliese sono ospitate in collezioni private e in gallerie e musei italiani ed esteri.

Bibliografia

Cantatore : mostra antologica, a cura di Luigi Cavallo, Fiesole, Nardini, 1997
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