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Oggetto
dipinto
Inventario
REV003085
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna ; REV
Acquisizione
acquisto; Biennale di Venezia; 1952
Cronologia
1952
Dimensioni
cm; altezza 99,5; larghezza 69,5
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Ritratto di donna seduta frontalmente su una sedia, a tre quarti di figura, con un ventaglio nella mano sinistra. All'elegante abito da sera verde dalla profonda scollatura sono abbinati dei lunghi guanti che arrivano sopra i gomiti, un girocollo e orecchini a pendente.

Alla Biennale di Venezia del '52 Cantatore venne invitato ad esporre alcuni dei suoi ultimi lavori in una delle pareti della XIII sala, accanto ai dipinti di Duilio Barnabè, Gastone Breddo, Pompilio Mandelli, Gianni Vagnetti, Franco Gentilini, Fausto Pirandello, e alle sculture di Alfio Castelli; vi presentò nove opere, di cui un paesaggio e otto figure del biennio 1951-52. Una di queste ultime fu scelta dalla commissione per gli acquisti dal Museo Revoltella che, riunitasi a Venezia subito dopo l'apertura della mostra, selezionò alcuni dei nomi più rappresentativi dell'arte contemporanea nazionale e, con un budget complessivo di 1.000.000 di Lire, si aggiudicò, oltre al presente ritratto, anche le opere di Afro, Casorati, Pirandello, Saetti e Greco. Nella decisione di acquistare un olio di Cantatore ebbe forse peso l'incrementata notorietà del pittore pugliese in regione, a seguito della sua partecipazione ad alcune significative mostre tra la fine degli anni '40 e i primi anni '50: nel 1947 si era tenuta una sua personale alla Galleria S. Marco di Trieste, nel '49 aveva presentato due nature morte all'Esposizione d'arte moderna organizzata dall'Associazione Universitaria triestina alla “Galleria del Corso” (mostra alla quale avevano partecipato, tra gli altri, anche Tosi, Carena, Carrà e Sironi), nel '51 aveva tenuto una personale di trenta acquerelli nella sala mostre “Casanova” di Trieste, e nel maggio dell'anno successivo aveva allestito una personale alla “Piccola Galleria” di Udine. A quest'epoca il suo stile poteva dirsi ormai maturo, dopo l'esperienza novecentista compiuta nell'ambiente milanese degli anni '20 - a contatto diretto con Carrà e con pittori e letterati come Quasimodo, Gatto, Carrieri, Tomea, Sinisgalli, Solmi e Zavattini - e l'assimilazione della lezione di Cézanne, Van Gogh, Matisse, Modigliani e Picasso durante il soggiorno parigino del 1932-34. Per mezzo di questi contatti, la sua innata inclinazione alla costruzione e alla compostezza era sfociata in un disegno largo e conciso, ritmicamente modulato secondo la lezione modiglianesca, e in un colore timbrico e luminoso. La figura femminile, spesso immersa nella luce livida di ambienti disadorni e malinconici, rimarrà il soggetto più ricorrente nelle sue tele almeno fino al viaggio in Spagna del 1956, che lo porterà ad avvicinarsi con maggior interesse al paesaggio. Nei suoi dipinti dei primi anni '50, le donne dai grandi occhi a mandorla e dalla bocca piccola e carnosa, che richiamano spesso la fisionomia della moglie, appaiono maestose e ieratiche nella loro solenne immobilità. Esse, ha scritto Raffaele Carrieri, “sembrano uscite da un bagno di cristalli colorati: spigoli e curve hanno un andamento quasi sonoro. Non ci sono grumi e la luce è tranquilla. La luce è dentro i corpi che s'aprono in grandi, chiari concerti plastici” (R. Carrieri, Cantatore, Milano, Edizioni del Centro Culturale San Fedele, 1955, p. X). Per Leonardo Sinisgalli, che ha definito queste figure “idoli” o “piramidi andrògine” e ha sottolineato come la loro netta evidenza non risultasse gradita ai contemporanei, “promanano un'energia nuova, delicata e selvaggia a un tempo, uno “charme” che in un lontano miraggio ci ripropone i nomi di un tempo favoloso, Modigliani e Picasso, Carrà e De Chirico” (L. Sinisgalli, in Catalogo della XXVI Biennale di Venezia, 1952, p. 100). Conferma questa lettura anche l'aristocratica figura femminile del Revoltella, che pare colta durante un'importante occasione mondana, a giudicare dall'abito scollato corredato di guanti, gioielli e ventaglio, ma che sembra bloccata nella fissità a-temporale di una Madonna bizantina. La ridotta gamma cromatica, impostata sui toni del verde e del viola, in contrasto con il nero dei capelli e il rosa dell'incarnato, mette in risalto i richiami tra le molteplici linee curve della figura, in particolare tra quelle ampie e discendenti delle spalle e della gonna, e quelle ovoidali del viso, degli orecchini a pendente, del corpetto e dell'acconciatura, che danno ai contorni la continuità e la ricercata eleganza di un arabesco.

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, p. 248

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan, Vicenza, Terra ferma, 2004, p. 248
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Rivista mensile della città di Trieste, A.1, n.1(lug.1928)- A. 12, dic. 1939; n.s. a.1, n.1(dic. 1950)-a.14, n.8-9-10(ago.-sett.-ott. 1963), Trieste, Comune di Trieste, 1928-1963, 1954, p. 25
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