Funerale di bambino

Fittke, Arturo

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV000297
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
donazione; Hummel, Alessandro; 1910
Cronologia
1909
Dimensioni
cm; altezza 46; larghezza 57
Materia e tecnica
cartone/ pittura a olio

Dalla pittura nordica (tedesca e bretone, per lo più), che Arturo Fittke ha occasione di ammirare soprattutto nel contesto delle biennali veneziane, l'artista deriva la tematica delle «processioni» elaborata negli ultimi anni della sua vita, tra il 1908 e il 1909. Artista triestino originario di Bredow (Stettino), morto suicida l'anno successivo all'esecuzione del dipinto in esame, Fittke era particolarmente apprezzato dal pittore triestino Umberto Veruda, che di lui realizzò un significativo ritratto. Amico di famiglia di Italo Svevo e Livia Veneziani, dedicò a quest'ultima e alla figlia, Letizia, alcuni ritratti di grande intensità psicologica. Realizzato nel 1909, il "Funerale di bambino" donato al Museo Revoltella dall'architetto e mecenate Alessandro Hummel, assieme al dipinto di soggetto analogo "La processione" (1908), è preceduto da una versione analoga, appartenente a collezione privata, “meno azzurra nel colore e meno definita nella forma”, che fu presentata alla «Permanente» del 1908. «Dipingeva quasi sempre su cartone e non per ragioni di economia – ricorda Emerico Schiffrer nel 1925. – […] Quando per lavori di proporzioni maggiori credette di rinunciare, fu imbarazzato, finché decise di tender il cartone sul telaio al modo della tela, affinché non si ondulasse; e fu felicissimo dell'esperimento.» Tale sistema di prevenzione della deformazione del supporto pittorico è da lui applicato anche nel quadro esaminato. «Preferiva il cartone – conclude l'amico - per la sua superficie liscia, per il suo simpatico color grigio ed anche per la praticità di poterselo preparare da solo, secondo il bisogno. Egli lo ricopriva leggermente di colla e gesso sì da non togliergli l'assorbenza. Evitava così la lucidità grassa dei colori e li rendeva vaporosi.» (E. Schiffrer, Arturo Fittke, edizioni dello Zibaldone, Trieste 1951 [con le lettere di Fittke e Rovan] p. 24) Il soggetto, pur dedotto dagli esempi del realismo europeo “tinto di simbolismo”, risente della singolare personalità di Fittke. “Guardato attraverso il prisma del suo stato psichico -rileva Renata Da Nova nel 1979- il funerale è reso con una tecnica e un colore originali. […] La malinconia del tema è riscattata dalla «soavità di colori e di luci», dagli azzurri, rosa, gialli dorati dalla sua fluida morbidezza e dalla inquadratura moderna della scena, tagliata con occhio fotografico. Si sente appena il suggerimento che l'opera del Tito, da Venezia, dovette dargli nelle tonalità ariose roseo-bionde e nel taglio fotografico e compositivo. ” A un anno di distanza, la copia del Museo Revoltella appare maggiormente definita “nella resa dei volti e nei giochi di luci ed ombre, specie nel carro e nel profilo luminoso delle due figure a sinistra […]”. Una serie di fattori inequivocabili, quali il tipo di inquadratura e l'identità di alcuni dettagli nelle due versioni successive, fanno ipotizzare che il prototipo della scena raffigurata sia stata una fotografia anziché un bozzetto, secondo un procedimento abitualmente adottato da molti artisti del secondo Ottocento (Da Nova). Il Museo Revoltella possiede di quest'artista altri sette olii (ritratti e paesaggi), e sei disegni, tra i quali tre Autoritratti eseguiti tra la fine dell'800 e l'anno della sua morte.

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, p. 239

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan, Vicenza, Terra ferma, 2004, p. 239
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