La Venere della scaletta

Sbisà, Carlo

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV002228
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna; REV
Acquisizione
donazione; Sbisà, Carlo; 1933
Cronologia
1928
Dimensioni
cm; altezza 100,5; larghezza 90,5
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Nel 1928 Sbisà tornò definitivamente a Trieste da Firenze, dove aveva soggiornato e studiato dall'immediato dopoguerra e tenne la sua prima personale (presentato da Italo Svevo) alla Galleria Michelazzi. Fu un anno importante, dunque, che, tra l'altro, vide anche la sua prima affermazione alla Biennale di Venezia - alla quale aveva già partecipato nel '22, nel '24 e nel '26 - grazie soprattutto all'opera "La Venere della scaletta" , ancora ricca di suggestioni fiorentine e rinascimentali. Scrive nel catalogo della mostra postuma del 1965 Luciano Budigna: ""La Venere della scaletta" appare come un'opera esemplare non soltanto di quella felicissima stagione del pittore triestino, sì anche di tutta la più qualificata produzione artistica nazionale di quel periodo”. Il quale continua citando un commento dell'epoca di Silvio Benco: “La luce d'oro che impregna le carni della bella creatura ignuda si diffonde a tutte le umili cose che fanno con lei una riposata musica. Quell'incantevole quadro inizia la linea delle composizioni melodiose, in cui il nudo femminile, non certo astratto, ma pur sentito nella sua dolcezza come un elemento di purità e quasi direi materiato della più casta gioia d'esistere, regna sopra una solitudine modulata in linee architettoniche o affascinata dall'azzurro intenso del mare o da quello più misterioso dello spazio infinito". Sull'opera Benco tornò l'anno seguente, presentando la mostra dei pittori Fini, Nathan e Sbisà alla Galleria Milano di Milano (gennaio 1929): "Il nudo esposto l'anno scorso a Venezia, "La Venere della scaletta", nudo che io ammiro molto, lo mostrava deciso a sostenere insieme la sontuosità del tono e le ricerche di luce e forma. I problemi ardui della pittura adunque egli li affronta in pieno, accettando una disciplina complessa, che poco campo lascia al fantasticare." Il monumentale nudo, circondato e parzialmente avvolto da morbidi drappi, è inserito in uno spazio architettonico più volte utilizzato come sfondo da Sbisà con poche modifiche: un interno spoglio di cui si vede solo uno scorcio con una rampa di scale illuminata da una finestra ("Elisabetta e Maria" e "Ritratto femminile" del 1926) che presenta anche molte analogie con gli interni conventuali dei dipinti di soggetto francescano del 1925. Ma è la prima volta che l'artista vi inserisce un nudo, tema trattato in precedenza solo nel dipinto "Bethsabea", che troverà una variante molto simile nella "Nuda al bagno" sempre del 1928. - Quanto a possibili riferimenti contemporanei, oltre a quelli classici (Tiziano in primo luogo), se si considera " L'allieva" di Sironi un modello per "La disegnatrice", potrebbe esserci un collegamento anche fra "La Venere della scaletta" e il "Nudo allo specchio" esposto da Sironi alla Biennale del '24. Donata dall'autore al museo nel 1933, l'opera venne ad aggiungersi alla "Disegnatrice" acquistata nel 1930 nell'ambito di un'iniziativa di allargamento della raccolta anche ai giovani artisti della città.

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 168-169

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan, Vicenza, Terra ferma, 2004, pp. 168-169
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