Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Mascherini esordì sulla scena espositiva triestina con una serie di piccole sculture ispirate al tema del lavoro, un genere che si era diffuso in Italia dall’ultimo decennio dell’Ottocento e che aveva avuto una particolare declinazione triestina con le opere di alcuni tra i più importanti artisti locali (Vittorio Güttner, Giovanni Marin e Alfonso Canciani). Alla mostra di Natale organizzata al Circolo Artistico di Trieste nel 1928 "Il seminatore" fu subito apprezzato da Silvio Benco che lo definì «bello, vivo, camminante» nonostante «qualche ingrandimento espressionistico dell’anatomia». Due anni più tardi, nel 1930, in occasione di un’analoga mostra natalizia il critico triestino tornò, sull’operina che, retrospettivamente, segnava «l’inizio felice del suo indirizzo realistico». Di lì Mascherini, secondo Benco, aveva iniziato la sua vera vicenda di scultore «per calcolo sicuro di masse, senza leziosità di modellati o premeditazione pittoriche, cercando nei volumi il movimento della vita». Un altro critico, Remigio Marini, giustificava cinque anni più tardi certe troppo accentuate semplificazioni decorative ricordando come nella seconda metà degli anni Venti «il Novecento fosse all’ordine del giorno»; ma non era soltanto un tributo che andava pagato alla moda del giorno, e con quest’opera Mascherini aveva cercato di superare «il superficiale edonistico e la leggerezza pittorica» attraverso la modellazione di figure «dalle forme chiuse e semplificate con alcune deformazioni che convivono con qualche residuo decorativo» (Marini 1935). Nel passaggio che conduce al Seminatore Mascherini non guardò, ovviamente, solo a Trieste: il suo modello sembrò anzi l’opera di uno scultore italiano in ascesa, Domenico Rambelli. Nel 1927 era stato infatti inaugurato a Viareggio il Monumento ai Caduti progettato dal faentino in collaborazione con Lorenzo Viani, che fu subito visto dalla critica più avvertita come uno dei monumenti più originali e meglio riusciti di quegli anni. Dietro a Rambelli, e di converso anche a Mascherini, agiva un’influenza internazionale; "Le Semeur" di Millet era sicuramente considerato un emblema senza tempo.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.177