Ikebana

Franchina, Nino

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Oggetto
scultura
Inventario
REV003647
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
acquisto; XXIX Biennale di Venezia; 1958
Dimensioni
cm; altezza 50,5; larghezza 12; profondità 6
Materia e tecnica
ferro

L’opera fu acquistata dal museo alla Biennale di Venezia del 1958, grazie all’intercessione dello scultore Marcello Mascherini. Nella stessa occasione quest’ultimo, trattando direttamente con gli artisti, riuscì ad ottenere a prezzi ribassati anche altre importanti sculture, come la Cariatide di Alberto Viani, Figura sola di Mario Negri e L’uomo col gallo di Carmelo Cappello, scultori presenti alla Biennale con una sala personale. Franchina vi aveva esposto quattordici lavori realizzati negli ultimi tre anni, durante i quali – attratto dalle potenzialità espressive del ferro – aveva dato vita a surreali assemblages di chiodi, uncini e tubi. Con queste parole l’autore aveva spiegato la sua predilezione per il metallo: «Il ferro si piega dolcissimo; quand’è incandescente ha un fascino immenso, si contorce, guizza, si offre, danza». Alla rassegna veneziana erano presenti ben tre opere con il titolo di Ikebana, una del 1957 e due del ’58, tuttavia, grazie ad una lettera inviata dal Direttore dell’Ufficio Vendite della Biennale Ettore Gian Ferrari (CMR, Arch. Amm., 13.1958.4680), è possibile identificare l’opera in esame con Ikebana 3, pubblicato in catalogo con il numero 14. Altre versioni dello stesso soggetto appartengono alla Collezione Litrico di Roma e alla collezione degli eredi dell’artista. Il titolo richiama le studiate composizioni floreali giapponesi, nelle quali gli elementi verticali alludono alla tensione spirituale dalla terra al cielo. Anche per altri lavori dello stesso periodo Franchina ha trovato ispirazione nel mondo vegetale e animale, interpretando in chiave simbolica gli elementi della natura e trasformandoli, con uno stile asciutto ed espressivo, in emblemi della condizione esistenziale dell’umanità uscita dal secondo conflitto mondiale. Come ha scritto Emilio Villa presentando l’artista nel catalogo della Biennale del ’58, «sono immagini, colpite dalla sete, di rami scheletrici difformi, di articolazioni tantaliche, di invenzioni irritate, di materie in cui si amalgama il liscio della lastra, il febbrile dell’epidermide, il rude della scorza; e non può passare senza elogio sincero lo sforzo dello scultore che recupera dai metalli la grazia estrema del crudele, l’oscuro senso dell’unità dell’uomo moderno nella crisi dell’espiazione».

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.128-129

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022, pp.128-129
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