Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Tra i molti acquisti effettuati dal Museo Revoltella alla Biennale di Venezia del 1960 (tra i quali il Nudo nello studio di Guttuso e L’uomo con la maschera di Perez) tutti «in prevalenza d’intonazione ancor figurativa», come si può leggere nel verbale della seduta del Curatorio del 14 settembre 1960, l’Ala di Quinto Ghermandi piacque ai curatori poiché, pur allineandosi alle sperimentazioni della scultura contemporanea, era ancora «partecipe nel mondo formale della natura». L’opera, datata 1959, appartiene a una fase molto significativa del percorso stilistico di Ghermandi, che era da poco tempo approdato alla tecnica della fusione a cera persa del bronzo, dopo essersi dedicato per circa un decennio alla ceramica e al ferro saldato. Come egli stesso riferì in un suo testo autobiografico, la scoperta di tale tecnica – dovuta all’incontro con un collezionista di nome Giona – fu per lui una vera e propria rivelazione e lo portò ad un inaspettato successo con la vincita del Premio Internazionale del Bronzetto nel 1959 e l’invito, con una sala personale, alla XXX Biennale di Venezia dell’anno successivo. Alla rassegna lagunare espose dodici sculture in bronzo realizzate tra il 1959 e il 1960, gran parte delle quali dedicate ai temi della foglia, dell’ala e del volo. Giuseppe Marchiori, nel presentare l’artista in catalogo, esaltò la capacità dello scultore di trasformare questo repertorio tematico fatto di «figure domestiche, ispirate forse dalla terra in cui è nato», in «sculture che scattano, che si proiettano in alto e in avanti col medesimo ritmo dei nudi e delle vittorie alate». Proprio a queste ultime rimanda l’opera del Revoltella, che pare un frammento della Nike di Samotracia usurato dal tempo, ma ancora animato dalla volontà di librarsi nell’aria.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.134-135