Trieste. Faro della Vittoria. Progetto per i corsi del capitello

Berlam, Arduino

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Oggetto
disegno architettonico
Inventario
CMSAOAR06_3604
Collocazione
Civico Museo Sartorio; Gabinetto Disegni e Stampe; CASS E 06 / CART Faro della Vittoria
Acquisizione
donazione; Berlam, Arduino; 1935/11/07
Cronologia
1920/01/08
Dimensioni
mm; altezza 510; larghezza 718
Materia e tecnica
carta/ matita/ penna/ inchiostro di china

Disegno quotato. La tavola contiene le planimetrie dei sei corsi di pietre del capitello; le sezioni in alzato dei corsi III, IV, V; la planimetria della cimasa della balaustra e le riproduzioni di undici corsi di pietra e di un perno in assonometria. Ciascuna raffigurazione è corredata da una breve legenda in cui si indicano i numeri dei pezzi necessari e le loro dimensioni.

Si tratta di uno dei disegni progettuali del Faro della Vittoria, eseguiti da Arduino Berlam, che li donò ai Civici Musei di Storia ed Arte nel 1935, cfr. le schede da CMSAOAR06_3598 a CMSAOAR06_3634. In particolare, la tavola descrive i corsi di pietre del capitello-coffa. A partire dal 1919, Arduino Berlam lavorò alla progettazione del Faro della Vittoria, architettura celebrativa e simbolica, che rispondeva al desiderio di esaltazione della patria e dell’italianità di Trieste redenta, sorto dopo la Grande Guerra, e alla necessità di onorare i suoi caduti. Già durante il conflitto, Berlam aveva ipotizzato di erigere un faro in onore di Nazario Sauro, eroe del mare, sulla punta istriana di Salvore, a poca distanza da Capodistria (cfr. CMSAOAR06_3631). Tuttavia questa prima idea fu modificata a guerra conclusa, quando la Lega navale propose di costruire il faro a Trieste, per sostituire l’obsoleta lanterna di Pietro Nobile. Dal giugno 1919, quando il progetto di massima venne approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a Roma, al 1927, quando il faro fu inaugurato, il suo iter costruttivo fu tormentato da problemi e ritardi causati da divergenze di ordine tecnico-artistico e dall’antagonismo contro Arduino Berlam. Edificato sulle fondamenta del forte austriaco Kressich, costruito sul colle di Gretta nel 1854, su progetto dell'architetto Karl Möring, il faro presenta una gradinata monumentale alla cui sommità si trova un solettone. Su di esso è posta la lapide con l'epigrafe dedicatoria «A. D. MCMXXVII / SPLENDI E RICORDA / I CADUTI SUL MARE / MCMXV – MCMXVIII». Il manufatto prosegue con uno zoccolo a campana da cui pende l'àncora del caccia-torpediniere Audace, che il 3 novembre 1918 attraccò sul molo triestino ad esso intitolato. Sull'avancorpo del ballatoio, da cui si innalza il fusto della colonna, poggia la statua del Marinaio ignoto, eseguita da Giovanni Mayer. La colonna, in cemento armato, è rivestita da blocchi di pietra di Orsera e termina con un capitello che sorregge il terrazzo su cui poggia la lanterna. Quest'ultima è circondata da un ulteriore ballatoio in ferro ed è coronata da una cupola di rame a squame, su cui svetta una Vittoria alata, opera anch'essa di Mayer e forgiata da Giacomo Sreboth.

Bibliografia

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