Cratere a calice a figure rosse etrusco. Lato A: defunta portata negli Inferi dai demoni della morte. Lato B: scena dionisiaca con asino, da Tuscania

Pittore del Gruppo di Alcesti ; ambito culturale: Produzione etrusca

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Oggetto
Cratere a calice
Inventario
2125 zamb
Collocazione
Civico Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann”; Sala Vasi Greci vetrina etrusca
Acquisizione
Lascito testamentario; Zamboni, Fillippo; 1910
Cronologia
325 a.C - 300 a.C.
Dimensioni
cm; altezza 35,1; larghezza 35; diametro bocca 31; base 14,5
Materia e tecnica
ceramica a figure rosse
Conservazione
Buono; Integro

Cratere a calice a figure rosse sovradipinte. Lato A: Al centro la defunta velata e avvolta nel manto viene afferrata da sinistra da Charun armato del caratteristico martello; indossa corta tunica e ha volto e orecchi satireschi. A destra la donna viene sospinta da dal dio Tuchulcha, che indossa analoga tunica e ha viso bestiale con grosso naso adunco, incolta barba, capelli ispidi e dritti e orecchie equine; le sue gambe terminano in artigli di uccello rapace mentre tiene con la sinistra una serpe guizzante. Sulla sinistra chiude la scena un grosso serpente alato. Lato B: Satiro nudo bendato vibra lo strigile sulla groppa di un asino itifallico per spingerlo verso una donna o menade nuda, dipinta di bianco, bendata con collana e chitone.

L’iscrizione etrusca sul vaso, realizzata prima della cottura, è purtroppo lacunosa e conteneva forse il nome della defunta. È possibile seguire la storia del vaso, dal luogo di ritrovamento all’arrivo a Trieste, attraverso le attestazioni bibliografiche: nel 1860, H. Brunn vide il vaso presso la necropoli di Toscanella/Tuscania nei depositi del signor Lorenzo Valerj. Nel 1879 G. Körte, ha modo di esaminare il cratere a Roma ricordando che era già della collezione del farmacista Lorenzo Valeri di Toscanella. Filippo Zamboni deve averlo acquistato in una delle sue puntate a Roma, probabilmente tramite l’agente/negoziatore di oggetti antichi di pregio Wolfgang Helbig. Zamboni lo portò nella sua casa a Vienna e poi per testamento il cratere passò al Museo d’Antichità nel 1910.

Bibliografia

Brunn H., Vaso e scarabeo etruschi, in Bulletttino dell’Instituto di corrispondenza archeologica, ott.-nov. 1860, p. 233 ss

Helbig W., in Bullettino dell’Instituto di corrispondenza archeologica, 1869, p. 175

Körte G., Vasi etruschi …, in Annali dell’instituto di corrispondenza archeologica 1879, p. 305, n.3

Giglioli G., Cratere etrusco del Museo di Trieste, in Ausonia, rivista della Società italiana di Archeologia e Storia dell’Arte, vol. X (1921), p. 21 e ss, fig. 1-4

Giglioli G., L’Arte Etrusca, 1935, p. 50

Beazley J.D., Etruscan vase-painting, 1947, p. 133, n. 2 Gruppo di Alcesti.

Fioretti R., Su un cratere a calice etrusco di Tuscania al Museo di Trieste, in "Omniatuscania" n. 2 2014, 14 pagine illustrate

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