Pelike apula a figure rosse. Lato A: donna, giovane, eros e ara con oca; Lato B: giovane nudo e donna.

ambito culturale: Produzione apula

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Oggetto
Pelike
Inventario
2112 Grecia 41 Ostrogovich 138
Collocazione
Civico Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann”; Deposito
Acquisizione
Acquisto; Ostrogovich; 1871
Cronologia
330 a.C - 310 a.C.
Dimensioni
cm; altezza 36; larghezza 16,7
Materia e tecnica
ceramica a figure rosse
Conservazione
Buono; Pressoché integra. La parte sinistra dell’orlo è fortemente frammentata e ricomposta, con incollaggi molto evidenti nella parte revoluta. Sporadiche scheggiature: quelle di maggior misura presso la parte inferiore della vasca sono state risarcite durante un intervento di restauro probabilmente con colla di pesce in seguito verniciata. In una di queste sbrecciature, il risarcimento è saltato via, rendendo visibile lo spessore, pari a mm 1 ca. Superficie fortemente abrasa su tutto il vaso, con linee di dettaglio in parte non più visibili. Anche le sovradipinture sono in parte evanide. Sporadiche incrostazioni calcareo-terrose, soprattutto presso il piede. Vernice nera piuttosto lucente, densa, coprente e stesa in maniera abbastanza uniforme; non perfettamente annerita nella parte inferiore della vasca. Numero di inventario generale tracciato in rosso all’interno dell’orlo. Sulla parete verticale del piede sono presenti due etichette: la prima con indicazione numerica ߵVaso Greciaʼ «41»; la seconda (ormai del tutto evanida) con iscrizione relativa alla provenienza e ai dati di acquisizione «Motya Ostrogovich», proveniente pertanto da Motia, acquisto Ostrogovich 1871, nr. 138.

Orlo revoluto a profilo troncoconico; collo a profilo concavo; spalla obliqua; corpo piriforme distinto dal piede da una breve gola; anse a nastro insellate e impostate tra collo e spalla; piede a disco cavo, con doppia modanatura. Lato A: sulla sinistra figura femminile di tre quarti, seduta su di uno scanno rappresentato di prospetto su basso podio si rivolge verso l’ara e il giovane sulla destra; tiene nella sinistra sollevata una ghirlanda, mentre la destra rimane poggiata sulla seduta; indossa un lungo chitone allacciato sulle spalle e ripreso in vita; i capelli raccolti in una mitra (in parte evanida); collana ad un unico filo di vaghi pendenti e armillae sovradipinte in giallo; ai piedi embades. Al centro della scena, in cima ad un’aretta parallelepipeda vi è un’oca con ali semi-spiegate verso il giovane nudo sulla destra. L’efebo, stante, ponderato sulla gamba destra, tiene sia il braccio, sia la gamba sinistra appoggiata al basamento di un labrum marmoreo; sul capo una corona. Indossa solo un mantello ripiegato, che dalla spalla sinistr ricade fino ai piedi scalzi. In alto, Eros seduto di tre quarti verso sinistra su di una base drappeggiata, mentre tiene appena sollevato nella destra un serto con serie di tre fiori a campanula, di fronte ad un baule aperto e reso di prospetto. Nel campo, 4 rosette, di cui 3 presentano ancora il bottone centrale sovradipinto in giallo. In basso, due tipologie di arbusti: quello sulla sinistra è più sviluppato verso l’alto con tre rami, ha foglie circolari e puntini in bianco sovradipinto; quello sulla destra, più basso, è costituito da coppie di foglie lanceolate alternate a coppie di puntini in bianco sovradipinto. Lato B: sulla sinistra, efebo nudo, rivolto verso la figura femminile sulla destra e seduto su di una base drappeggiata, mentre tiene nella sinistra un ramo di arbusto con foglie circolari e puntini in bianco sovradipinto. Sulla destra è presente una figura femminile stante. Regge nella destra una phialè con offerte in bianco sovradipinto e, appoggiato sull’avambraccio, un lungo mantello ripiegato; porta i capelli raccolti in una mitra; indossa un lungo chitone stretto in vita, che lascia intravedere i piedi calzati con embades.  Nel campo, in alto, coppia di rosette profilate in bianco sovradipinto (in gran parte evanido); tra i due personaggi, benda appesa con nastri sovradipinti alle estremità; sulla linea di terra, a destra, arbusto con foglie circolari e puntini in bianco sovradipinto.

I venditori indicarono come luogo di provenienza della pelike Motia. La Bellinato la inserisce nel Gruppo di Tarrytown dell'Apulo Tardo 330-310 a.C.

Bibliografia

Bellinato Anna Chiara, I vasi apuli inediti a figure rosse della collezione Magnogreca del museo "J.J. Winckelmann" di Trieste. Studio preliminare, tesi di specializzazione, Trieste, 2019-2020, pp. 52-54

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