Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Bruyn, Francesco - architetto
1843
L'immobile sorge sull'area occupata in origine dai terreni di proprietà "dei Santi Martiri". Tra Sette e Ottocento la zona è interessata dagli investimenti fondiari dei ricchi commercianti stranieri e non attivi a Trieste, tra cui emergono i nomi del barone Francesco Saverio de Königsbrunn primo proprietario della tenuta di Villa Necker e la famiglia Corti committente del vicino Palazzo Vivante. L'area che discende dal colle di San Vito è protagonista di uno sviluppo edilizio suburbano agli inizi dell'Ottocento, periodo in cui si assiste alla realizzazione di numerose villette e giardini immersi nella tranquillità del pendio. L'edificio viene costruito sul sito utilizzato fino al 1838 dalla Cereria di Paolo Tribuzzi; tale struttura viene demolita per lasciare posto al nuovo palazzo con annesso magazzino nel fondo segnato con il N. Tav. 1018. Il palazzo viene realizzato nel 1843 su progetto dell'architetto Francesco Bruyn (1792-1859). L'immobile viene commissionato dal banchiere e agente marittimo milanese Giuseppe Brambilla (1795-1869), trasferito in città verso il 1830; a nome del ricco uomo d'affari si registra anche la proprietà di altri stabili tra cui quelli in Via Bonaparte n. 6 e Via Monfort n. 3. Nel 1861, in seguito al rientro nella città milanese dell'agente Brambilla, parte della struttura passa in affitto al cavaliere Elio de Morpurgo /1804-1876), che acquista tutta la proprietà compreso il magazzino il 28 giugno 1864. Nel 1875 l'edificio viene interessato da lavori di ristrutturazione su progetto dell'ingegnere Eugenio Geiringer. Con la morte del barone Elio avvenuta nel 1876, il palazzo passa agli eredi Marco, Enrico e Guido, rimanendo di proprietà della famiglia fino al 1924. Durante questo lungo periodo la struttura viene arricchita e abbellita da sontuose decorazioni ad opera di artigiani locali ma anche stranieri come gli scultori decoratori Hubert Frères di Parigi. L'immobile, infatti, presenta al suo interno scaloni, stanze, saloni e studi con ricche decorazioni a partire dalle boiseries, dai caminetti fino agli interessanti affreschi, stucchi e tele collocati sulle pareti e sui soffitti. Nel palazzo è presente anche un salottino cinese con pitture raffiguranti personaggi, uccelli esotici, pappagalli e cigni. Dell'architettura originale del periodo rimane la stanzetta "Pompeiana", dove si possono ammirare decorazioni parietali ispirate ai ritrovamenti degli scavi di Pompei. Ai baroni Elio e Giuseppe de Morpurgo spetta la creazione di una pinacoteca formata da bel 128 opere, all'interno della quale si possono segnalare cinque quadri attribuiti a Palma il Giovane. Tra gli eredi si ricorda Marco de Morpurgo (1838-1896), marito di Nona Weil Weis di Lainate, presidente del Lloyd Austriaco dal 1877 al 1891. In occasione della visita di Leopoldo III il 30 settembre 1882 nel palazzo vien organizzata una "festa senza precedenti" di cui viene elogiata "la grazia e magnificenza delle sale, le melodie celesti nel fondo del giardino, i rami illuminati a guisa di grandi fiori dai colori vivaci& in un luogo fatato", come testimoniano le fonti contemporanee (Goracuchi, de, 1977). In seguito a molteplici passaggi di proprietà il palazzo è registrato a nome della CFLI-Confederazione Fascista dei Lavoratori dell'Industria di Roma nel 1935, per passare nel 1949 al Demanio dello Stato e infine nel 1954 al GMA. Nel 1983 la proprietà viene divisa tra la CGIL, la CISL, la UIL e la società Sviluppo Trieste S.r.l.. Dieci anni dopo il palazzo viene acquistato dallo Stato Italiano. Dal 1998, dopo un restauro realizzato dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, il palazzo ospita la sede della Biblioteca Statale di Trieste, fondata nel 1956 con il nome di Biblioteca del Popolo prima collocata in Via del Teatro Romano 17.
La struttura, a pianta rettangolare con cortile centrale, è costituita da tre piani fuori terra. Affaccio principale su Largo Papa Giovanni XXIII, secondario su Via don Edoardo Marzari. La facciata principale presenta un basamento a bugnato liscio su cui si aprono dieci fori finestra rettangolari e un portale d'ingresso ad arco a tutto centro, incorniciato da una struttura in pietra d'Aurisina, caratterizzata da una coppia di volute a sostegno di un balcone balaustrato. I piani superiori sono trattati ad intonaco di colore giallo e presentano undici aperture per piano arricchite da semplice cimasa lineare in pietra. I piani sono divisi da cornici marcapiano. Gli interni del palazzo sono decorati da affreschi, stucchi e particolari in pietra, tra cui le articolate sopraporte; le raffigurazioni che si trovano a decorazione delle varie stanze rappresentano scene di guerra, scene di caccia e molteplici scene mitologiche. I soffitti del primo piano presentano diverse figure femmili e ritratti.
PORTALE (esterno): Portone ad arco a tutto sesto inquadrato da una struttura in pietra d'Aurisina nella parte centrale del pianoterra della facciata principale. BALCONE (esterno): Balcone con parapetto a balaustra sostenuto da una coppia di mensole a voluta in pietra nella parte centrale del secondo livello fuori terra della facciata principale.
Compilato in data: 2005