Fabbricato di Largo Barriera Vecchia 6, Casa Caccia

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Altra denominazione
Lascito Antonio Caccia, detto Casa Caccia
Localizzazione
Trieste
Largo Barriera Vecchia, 6; Largo Barriera Vecchia, 5
Via Gabriele Foschiatti, 3
Via Gabriele Foschiatti, 1
Via Giuseppe Vidali, 2/1
Via Giuseppe Vidali, 2
Comune Censuario: Barriera Vecchia; numero anagrafico: 2865, 2866, 6377, 6378
Uso attuale
Commerciale - negozio; Residenziale - abitazione; Ristorazione - bar
Condizione giuridica
proprietà Ente pubblico territoriale

1862

L'imponente edificio a quattro piani racchiuso tra Largo Barriera Vecchia (sede dell'antica dogana fino al 1779 allorquando il dazio fu spostato a capo della nuova strada Commerciale per la Germania e l'Italia), via Foschiatti (già via del Sapone) e via Vidali (lex via della Scorzeria da un'antica conceria esistente in quella contrada fino al 1852, volgarmente nota come "scorzeria" ed intitolata alla memoria del volontario istriano nel 1922), si erge quasi ad isolato, comprendente com'è vasta parte della zona prospiciente l'antica via del Torrente la cui copertura era già in progetto nel 1857 allorquando ne venne stimata in 15.233 fiorini la spesa totale. Comunemente noto come Casa Caccia, il caseggiato dalle linee sobrie e semplici, lega il suo nome ai Caccia, famiglia di architetti ed artisti non oriundi di Trieste, ma che nella città dimorarono per diversi anni lasciando indelebili tracce nel suo corredo urbano e culturale. Giovanni Caccia (1812-1877) aveva infatti eseguito parte del difficile lavoro di copertura del torrente che scendeva dall'altura di Settefontane per sfociare di lì a poco in mare, ricavando notevoli proventi che investì nel campo immobiliare. Il fratello Luigi (1796-1873), anche lui architetto, aveva sposato nel 1824 una donna triestina dando i natali al più famoso dei Caccia, Antonio (1829-1893), scrittore di opere teatrali quali il "Cesare Borgia" portato sulle scene triestine dal celebre attore Tommaso Salvini. Il primo progetto dell'edificio risale al 1862 allorquando con decreto N. 6334 datato 10 giugno si stabilì la costruzione di un fabbricato tra la contrada del Sapone e quella della Scorzeria con l'affaccio principale su quella che allora prendeva il nome di via Arcata. Nel 1873 Antonio Caccia entrava in possesso dello stabile N.Tav. 1215, ma già nel 1891 dava disposizione affinché, al momento del suo decesso, l'intero fabbricato fosse donato al Comune di Trieste. Nel 1893, anno della morte dell'artista, il Consiglio riunito in seduta dava pubblica lettura alle sue ultime volontà testamentarie: "La casa N.1215 e 1216 in via Arcata, Solitario, Torrente e Sapone, già di mia madre, alla città di Trieste ad uso di uno stabilimento di beneficenza". Gli anni compresi tra il 1895 e il 1905 furono testimoni di continue modifiche alle attività aperte al piano terra lungo quella che negli anni trenta, con l'abbattimento repentino dei caseggiati dirimpettai, tra cui la famosa "Casa Bizantina", verrà chiamata Piazza dell'Impero. Risale al 1936 il progetto di modifica alle "mostre dei negozi in legno e cristallo con zoccoli di marmo nella casa di fondazione Caccia", al 1949 il progetto per la costruzione di una tettoia chiusa nel cortile interno dello stabile, al 1952 il progetto per la modifica dei locali interni "da eseguirsi nella trattoria Derosa sita in via Vidali 2".

Il complesso immobiliare si colloca in posizione dominante sullo spazio pubblico di Largo Barriera Vecchia. Si compone di un'aggregazione, secondo uno schema a corte, di immobili a quattro livelli fuori terra più un sottotetto abitabile, della stessa tipologia e della stessa epoca di edificazione, con trattamento omogeneo delle facciate sia sui lati aperti verso la pubblica via, sia sulle corti interne. Complessivamente sette vani scala consentono l'accesso ai piani dedicati alla funzione residenziale, mentre al piano terra sono collocati i locali commerciali. La composizione architettonica delle facciate si rifà ad uno stile tardo-eclettico di inizio secolo XX. La struttura edilizia è composta da murature portanti verticali in pietra arenaria sbozzata a corsi suborizzontali. I solai di interpiano sono lignei, così come le strutture della copertura a falde, a doppia orditura di puntoni ortogonali alla trave di colmo e arcarecci a sostegno delle originali tavelle in cotto. Le scale a due rampe del tipo in pietra appoggiato su putrelle metalliche, si ripetono con la stessa tipologia nei sette vani scala. Nella maggiore delle corti interne è presente un volume ad un livello e copertura piana.

Le facciate sulla pubblica via risultano bipartite orizzontalmente: un alto basamento in corrispondenza del piano terra, rivestito in lastre squadrate regolari di marmo di Aurisina posate a giunti uniti, fino al marcapiano in pietra modanato, si accosta alla cornice in pietra dei fori finestra del primo piano; la restante parte di facciata è semplicemente rifinita ad intonaco liscio color verde menta. Il rivestimento in pietra risale ad epoca successiva alla prima edificazione. Il basamento nelle strade laterali, rispetto al fronte principale su Largo Barriera si trasforma in un finto bugnato liscio rifinito ad intonaco grigio, concluso superiormente da un marcapiano modanato ad intonaco posto all'altezza del solaio del primo piano, mentre una sottile fascia modanata in intonaco collega orizzontalmente i davanzali dei fori finestra del primo piano. I fori architettonici del primo, secondo e terzo piano sono incorniciati da elementi modanati in pietra bianca, con finte mensole a sostegno del davanzale poco sporgente e ampio architrave modanato con gocciolatoio a protezione del serramento. All'ultimo piano semplici cornici in pietra bianca sono collegate orizzontalmente da un marcapiano modanato ad intonaco. Il coronamento è completato da una fascia modanata ad intonaco grigio con dentellature e banchina rifinite ad intonaco. I pluviali esterni in lamiera verniciata rientrano nella muratura poco sopra il basamento in pietra. I serramenti vetrati di finestra sono tutti a due ante in pvc bianco con oscuranti in pvc bianco ad anta simil uso Trieste montati su controcassa esterna. I portoni lignei vetrati di accesso ai vani scala sono tutti di simile fattura, a doppia anta vetrati ad otto specchiature protette da inferriate in ferro verniciato, in stile primi anni del secolo XX. Internamente le finiture sono molto semplici, con superfici murarie rifinite ad intonaco liscio con abbassamento in smalto murale colore grigio e battipiede color bruno. Le scale presentano tutte gradini in pietra bianca bulinata, con parapetto in metallo verniciato e corrimano ligneo verniciato naturale.

Compilato in data: 2006

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