Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
1852
Il toponimo dell'antico villaggio di Servola, Silvula, di romana memoria, si riallaccia alla presenza, in quella zona, di vaste regioni boschive. Il paese viene attestato per la prima volta nel 1256, indicando, con tale appellativo, la collina incolta ricoperta da boscaglia che lì si ergeva. Da un documento, risalente al 1459, si evince che il paese sottostava già, giuridicamente, al Comune di Trieste. Il conte Agapito descriveva il villaggio con toni entusiastici, enfatizzando la presenza di una chiesetta dedicata a S. Lorenzo sul cui portale d'ingresso era ancora possibile leggere due date: 1665 e 1667, anni di un suo probabile restauro più che di una sua effettiva erezione. Già Luigi de Jenner, infatti, fissava la consacrazione della chiesa nel 1674 da parte del vescovo Gorizzutti. Ben presto di quell'ameno villaggio, tanto caro all'Agapito e della sua chiesetta, rimase ben poco: allorquando la piccola baia sottostante fu interrata per dare vita allo scalo legnami, al posto dell'antico luogo di culto, tanto caratteristico, ne venne edificato uno più grande, senza dubbio più decoroso, ma, soprattutto, più capiente. L'originaria chiesa di S. Lorenzo, esistente già nel 1338 essendo presente nell'elenco delle cappelle da assegnarsi annualmente ai canonici delle diocesi, fu quindi demolita nel 1842. I primi progetti della nuova chiesa, eretta a parrocchia nel 1851 e sorta con una spesa iniziale di 12.000 fiorini, risalgono al 1834, e riportano la firma dell'arch. Giuseppe Sforzi. L'edificio avrebbe potuto ospitare un numero piuttosto ingente di fedeli, 700 o addirittura 800, a testimonianza del grande sviluppo demografico subito dal villaggio in quel periodo. Solamente nel 1837, però, fu bandita un'asta pubblica. I lavori per la sua erezione vennero affidati a Giuseppe Valle, figlio di Valentino Valle. Due anni più tardi, verso la fine del 1839, il luogo di culto si apprestava ad essere ultimato, tanto da poter essere benedetto, nell'agosto dello stesso anno. La chiesa venne solennemente consacrata nel 1850 dal vescovo Bartolomeo Legat, così come ci attesta l'epigrafe che è possibile leggere sulla facciata, sopra il suo portale d'ingresso. Nel 1852, il Comune decise di erigere, accanto alla nuova chiesa, sul fondo N. Tav. 765, un edificio da destinarsi ad uso caserma e gendarmeria. Il semplice fabbricato a due piani, progettato dallo stesso Sforzi, originariamente consisteva di due stanze per i gendarmi, una cucina, un ripostiglio ed un bagno. Nel 1911 fu aggiunto un collegamento pedonale alla vicina chiesa, mentre nel 1965 la struttura fu completamente modificata e destinata ad ospitare uffici bancari.
L'edificio, costruito leggermente arretrato rispetto alla strada, si eleva per tre piani fuori terra e presenta uno sviluppo planimetrico regolare, pressoché quadrato. Il fabbricato si colloca sul lato est della Chiesa di Servola e vi sono due accessi principali, uno direttamente dalla strada a livello del piano seminterrato, realizzato in aderenza ai muri di contenimento del terreno soprastante, e l'altro a quota superiore in corrispondenza del sagrato, che si sviluppa nell'area laterale e retrostante. La copertura è inclinata, con manto di rivestimento in coppi.
L'edificio presenta i quattro fronti caratterizzati in maniera differente. La facciata principale che si sviluppa direttamente sulla strada si eleva per tre livelli: al pianoterra, seminterrato e rivestito con blocchi lapidei squadrati, vi sono cinque fori vetrati; ai piani superiori si aprono tre portefinestre lignee a due ante, tinteggiate di bianco e dotate di oscuranti e parapetto in ferro del medesimo colore. Nell'angolo ad ovest sono state ricavate due terrazze all'interno del perimetro della muratura; quest'ultima è stata rifinita ad intonaco di colore tortora. Il fronte ad est, che si affaccia su uno spazio chiuso pedonale, risulta cieco e presenta i medesimi elementi decorativi di quello principale. L'altro prospetto laterale si eleva per due piani a partire dal sagrato della chiesa e vi è stata accostata una scala in muratura, con balaustra metallica, per accedere al piano superiore. Vi sono unicamente due aperture: una porta ad anta metallica in corrispondenza del sottoscala ed una finestra lignea con oscuranti al secondo piano. In corrispondenza dell'attacco al suolo è stato inserito uno zoccolo con i medesimi blocchi lapidei impiegati sul fronte principale. La facciata retrostante risulta essere quella più articolata dal punto di vista volumetrico: l'ingresso ai piani, infatti, è stato concepito a ballatoio. Davanti alla porta di ingresso del livello più basso si sviluppa un pianerottolo, rivestito in piastrelle e con balaustra metallica, che si connette alla quota del sagrato mediante alcuni gradini, mentre all'ultimo livello la scala laterale continua con rampe e pianerottoli. Vi sono diversi fori allineati nei due livelli, con serramenti lignei a due ante e oscuranti bianchi e un portone ligneo d'ingresso ad un'anta decorata. Lo sviluppo orizzontale dell'intero manufatto è sottolineato mediante due fasce marcapiano, poste in corrispondenza della quota dei solai interni e sono intonacate come i fronti. Tale finitura è stata prevista anche per le cornici delle varie aperture. La copertura inclinata, conclusa da un manto di rivestimento in coppi, ha una linda in muratura che sporge dal filo di facciata lungo tutti e quattro i lati.
Compilato in data: 2007