Fabbricato di Via de Ralli 1, Residenza Gregoretti

Braidotti, Lodovico - architetto

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Altra denominazione
Ex palazzina Lungodegenti
Localizzazione
Trieste
Via Paolo de Ralli, 1
Comune Censuario: Guardiella; numero anagrafico: 1871
Uso attuale
Servizi pubblici - ospedale
Condizione giuridica
proprietà Ente pubblico territoriale
Provvedimenti di tutela
DLgs n. 42/2004 di data 07/05/2009
Vincoli

1907

Le esigue disponibilità di spazio del vecchio ricovero di S. Giusto (già sede dell'Episcopio e trasformato, dopo l'inaugurazione dell'Ospedale Maggiore nel 1841, in manicomio) nonché il sempre crescente numero di pazienti che, nonostante l'apertura di uno specifico reparto nella nuova struttura, non riuscivano a trovare adeguata sistemazione, costrinse il Comune di Trieste ad affrontare con solerzia il problema dei malati psichici cronici. Da tempo le condizioni del vecchio manicomio non soddisfacevano più tanto dal punto di vista sanitario che dal punto di vista logistico: l'idea di progettare un unico complesso in grado di provvedere ai bisogni ed alle necessità delle tre province (Trieste, Gorizia e l'Istria) risale quindi alla seconda metà del XIX secolo. Il problema più immediato era sicuramente quello di trovare un'adeguata ubicazione, un fondo adatto alle esigenze di tutti, comprese quelle primarie dei pazienti. Nel 1893 fu presentato un primo progetto per la realizzazione del nuovo istituto seguendo le indicazioni del medico F. Veronese il quale propendeva per una riabilitazione del malato in una struttura del tipo a porte aperte. Nella seduta del Consiglio della città, datata 22 giugno 1896, si sottolineava infatti l'erroneità di un isolamento totale del malato: "Non più muraglie esterne ed interne", ma istituti appositi, edificati con l'idea di concentrare il meno possibile i ricoverati in uno stesso luogo. Nel 1895 il Comune istituì un'apposita commissione cui fu chiamato a far parte l'ing. Natale Tomasi il quale elaborò un progetto per la costruzione di un complesso ospedaliero da erigersi nella zona di Roiano, tale progetto si presentava piuttosto soddisfacente sia dal punto di vista economico che dal punto di vista estetico. Venne anche stilato un apposito Programma Medico cui i progettisti avrebbero dovuto attenersi per lo studio del nuovo frenocomio: "Si desidera un complesso di fabbricati sparsi [& ] l'aspetto esterno degli edifici non deve avere carattere di uniformità e sono ammesse varie forme di costruzione". Nel 1896 fu quindi bandito un concorso internazionale presieduto da una giuria specifica composta dal uno staff tecnico e medico: il dott. Luzzato, l'arch. Giachi di Milano, il prof. Hesky e due psichiatri, il dott. Canestrini e il dott. Seunig. Tra i 12 progetti presentati emerse per funzionalità e originalità quello dell'ing. Lorenzutti che, a causa di una serie di problematiche oggettive, non venne mai realizzato. Nel 1899 la situazione si rivelò quantomai problematica per la presenza del nuovo tracciato ferroviario Gorizia - Trieste passante proprio attraverso il fondo neo-acquisito con grave disturbo per la quiete dei futuri ricoverati. Il Comune fu costretto quindi a cambiare nuovamente l'ubicazione dell'erigendo manicomio affidandone il progetto all'ing. L. Braidotti (professore da lungo tempo dell'I.R. Scuola Industriale dello Stato, revisore nel 1896 della Società degli Ingegneri ed Architetti di cui divenne segretario-direttore nel 1905). Fu indetto un concorso per la scelta del fondo e si deliberò l'acquisto della proprietà Rumer a est del colle di Scorcola (N.T. 198, 231, 605) per l'importo di circa 200,000 fiorini cui si aggiunse successivamente la campagna Renner (N.T. 195, 196), destinata ad ospitare l'Ospizio dei Cronici. La situazione si presentava però tutt'altro che risolta per la sostanziale mancanza d'acqua che da sempre affliggeva quel fondo e che rischiava di intralciare nuovamente il percorso già accidentato del complesso ospedaliero. Nel 1902 il Consiglio Comunale approvò finalmente il progetto definitivo destinato alla costruzione del nuovo ospedale psichiatrico nella realità di Guardiella. Il 9 dicembre 1902 il Comune approvò la minuta del contratto per l'acquisto della realità Renner N.T. 195 e 196 al prezzo pattuito di cor. 163,000 per l'erezione dell'Ospizio dei Cronici. I lavori di costruzione iniziarono nel 1903, affidati alla ditta Comel, finetti & Venezian . Nel 1907 i lavori del nuovo Ospedale Psichiatrico furono portati a compimento. Il 4 novembre 1908 il Frenocomio Civico fu inaugurato (primo direttore fu proprio il dott. Canestrini della commissione giudicatrice del progetto). Nel 1923, con la costituzione della Provincia di Trieste, il Frenocomio Civico divenne Ospedale Psichiatrico Provinciale. Nel 1980 la Provincia stabilì in base alle direttive sulla riforma psichiatrica del 1977, la chiusura del complesso ospedaliero. I progetti del fabbricato di Via de Ralli 1, risalgono, nello specifico, al 1907, allorquando l'arch. Braidotti destinò la zona prospiciente l'edificio dell'amministrazione ad Ospizio per Cronici destinandolo ad ospitare tre padiglioni. Il padiglione "B", fu quindi attivo sin da subito destinato ad ospitare inizialmente 192 lungo degenti di sesso maschile, successivamente donne. Il caseggiato, che dal punto di vista architettonico, poco si discosta dagli altri padiglioni, si presenta come un'imponente ed elegante struttura a quattro piani. Le grandi finestre del primo livello conferiscono all'edificio ariosità e luminosità, mentre le decorazioni, a motivi floreali, lungo il sottotetto imprimono al tutto una notevole dignità di stile. Le ali laterali destinate a dormitorio, per 28 degenti ciascuna, si chiudono a braccia sulla corte dove una scalinata a due rampe conduce all'ingresso principale affiancato da soggiorni-refettori.

Il fabbricato fa parte del complesso dell'ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Trieste, situato ai margini del centro urbano ad alta densità edilizia nel rione di San Giovanni. Di dimensioni leggermente superiori alla media degli altri fabbricati, quello in oggetto si posiziona nella parte più bassa e vicina alla città, nei pressi del piazzale Luigi Canestrini. La pianta a "C" si sviluppa in cinque piani continui fuori terra, destinati alla degenza a lungo termine dei pazienti, più un livello interrato destinato alle funzioni di servizio. Il cortile principale, chiuso dalle due ali laterali del fabbricato, è esposto a sud. La composizione delle facciate si rifà alla tradizione tardo-eclettica di fine secolo XIX - inizio secolo XX. La struttura verticale è realizzata in muratura portante di arenaria a corsi irregolari suborizzontali; le strutture orizzontali sono in calcestruzzo armato e laterocemento. Le scale di accesso ai piani sono del tipo appoggiato in calcestruzzo armato. La copertura a falde mantiene la struttura lignea.

AFFRESCO (esterno) Una fascia decorativa realizzata con pitture muarli a secco adorna il coronamento delle facciate lungo tutto il perimetro dell'edificio con motivi di fiori intrecciati.

La composizione delle facciate è omogenea su tutti i lati. Uno zoccolo in conci irregolari sbozzati di pietra bianca riveste la porzione fuori terra del piano seminterrato. Un basamento in pietra arenaria sbozzata facciavista a corsi regolari orizzontali segna il piano terreno provvisto di fori architettonici archivoltati; un cordolo in pietra bianca segna lo stacco con il resto della facciata trattata a intonaco liscio color senape. Gli spigoli dell'edificio e gli scarti della facciata sono messi in evidenza da paraste bugnate lisce trattate ad intonaco. Un doppio marcapiano quadro segna la linea del solaio e quella dei davanzali delle finestre dell'ultimo piano. Una fascia decorativa continua realizzata a fresco definisce il coronamento dell'edificio, nello spazio tra i fori architettonici dell'ultimo livello e la banchina trattata semplicemente ad intonaco. Le finestre verniciate color porpora sono in alluminio a doppia anta a sei specchiature con sopraluce bipartito; sottili profili in pietra bianca dalla sezione arrotondata incorniciano i fori architettonici, provvisti di davanzale quadro e parapioggia con gocciolatoio. In testa alle ali laterali si aprono al piano primo e secondo grandi finestre archivoltate; poggioli in pietra bianca su mensole squadrate sporgono a sbalzo dalla facciata al piano secondo e bifore danno luce alla parte terminale dei corridoi ai piani terzo e quarto. Sul cortile interno si apre un portico e una scala monumentale simmetrica in pietra bianca bocciardata che permette di accedere direttamente alla lunga veranda soprastante del primo piano. Il grande serramento continuo poggia su un cordolo in pietra bianca; i profili metallici verniciati a polvere in color grigio antracite salgono fino al coronamento, costituito da un profilo modanato in pietra bianca, che definisce a sua volta il ciglio della terrazza del secondo piano, delimitata da una balaustra in acciaio verniciato a polvere color antracite. Grandi fori finestra archivoltati si aprono sulla terrazza del secondo piano e sul vano scala, prospettante sul lato nord. La copertura con manto in coppi curvi rossi scarica le acque piovane in un sistema di gronde e pluviali in lamiera verniciata color testa di moro. Nell'atrio di ingresso sul pavimento è riproposto il battuto di graniglia e cemento, tirato a lucido, mentre un basso rivestimento in lastre di marmo lucido costituiscono l'abbassamento al piano terra. I corridoi principali e i vani comuni ai piani superiori sono pavimentati in piastrelle di gres porcellanato, mentre i corridoi laterali e le stanze di degenza sono pavimentate in pvc; le pareti sono semplicemente intonacate in colore bianco, ad esclusioni dei locali di servizio, dove il rivestimento è realizzato in piastrelle fino ad altezza 220 cm. Le scale di accesso ai piani presentano gradini monolitici in pietra bianca, parapetto metallico verniciato decorato da motivi geometrici e corrimano ligneo verniciato naturale.

Compilato in data: 2007

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