Fabbricato di Via di Servola 67

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Localizzazione
Trieste
Via di Servola, 67
Comune Censuario: Servola; numero anagrafico: 68
Uso attuale
non utilizzato
Condizione giuridica
proprietà Ente pubblico territoriale

XVIII

Il toponimo dell'antico villaggio di Servola, Silvula, di origine romana, fa riferimento alla presenza nella zona di grandi aree boschive. L'esistenza del villaggio è attestata per la prima volta nel 1256; già nel 1459 il paese sottostava giuridicamente al Comune di Trieste. A darci testimonianza del luogo interviene il conte Agapito che nel descriverlo riferisce di una chiesetta dedicata a San Lorenzo, esistente già nel 1338, sul cui portale d'ingresso si poteva ancora leggere 1665 e 1667, con probabile riferimento ad un suo restauro. Nel corso dell'Ottocento, in seguito allo sviluppo urbanistico del borgo, si decise l'edificazione di un nuovo luogo di culto più grande, senza dubbio più decoroso, ma, soprattutto, più capiente. I primi progetti per la nuova chiesa, eretta a parrocchia nel 1851 e sorta con una spesa iniziale di 12.000 fiorini, risalgono al 1834, e riportano la firma dell'architetto Giuseppe Sforzi. Solamente nel 1837 venne bandita un'asta pubblica; i lavori, affidati a Giuseppe Valle, figlio di Valentino Valle, si conclusero verso la fine del 1839. A causa dei danni subiti da un incendio, la chiesa venne ricostruita e riconsacrata nel 1891. Accanto alla chiesa si erge un campanile, dalle fattezze venete a tre campane, la cui costruzione, voluta e sovvenzionata dagli stessi abitanti del paese, risale al 1801. L'edificio, oggetto della presente relazione, fa parte del complesso della parrocchia di San Lorenzo. Collocato nelle vicinanze della chiesa, l'immobile, di origine settecentesca, era la residenza estiva del Vescovo che nel villaggio gestiva l'usufrutto di numerosi terreni fin dal Medioevo. La notizia è riportata anche dall'Agapito che, in merito all'edificio vescovile, aggiunge: "ristorato ed abbellito sotto l'attuale meritissimo mitrato Monsignor Antonio Leonardis" (Agapito, 1972) . A validare tale dato è il riscontro positivo della documentazione archivistica che fornisce un progetto, approvato dall'Ispettore delle Civiche Fabbriche in data 18 aprile 1826, "indicante il proposto ingrandimento della Casa Canonica di Servola. Il disegno presenta le sezioni dell'edificio e la planimetria dei due piani; oltre alla cantina interrata, al primo piano erano previste due camere, una cucina, un tinello e una scuola, mentre al piano superiore altre due stanze da letto. Già a partire dal principio dell'Ottocento si realizzarono, infatti, per volere dei Vescovi Malaman e Leonardis, alcuni lavori di "riparazione" della casa canonica, con scuderia, granaio e cantina; nel 1824 "l'Aulica Cancelleria" decise di approvare "i lavori nella Casa vescovile in Servola", poi prorogati di due anni per problemi di reperimento fondi. Nel maggio 1826 dall'Ufficio Civiche Fabbriche venne emanato "l'atto di collaudo dei lavori eseguiti dall'imprenditore Giacomo Delben alli Uffizi Vescovili di Servola". Il complesso edilizio, dopo alcuni anni di gestione da parte del Demanio Francese, rimase in affitto a Michele Sanzin fino al terzo decennio dell'Ottocento.

L'edificio si inserisce nel borgo storico dell'abitato di Servola e si armonizza per tipologia al contesto edilizio in cui è immerso. Esempio tipico di architettura residenziale di fine secolo XVIII - inizio XIX, si affaccia sulla piazzetta del borgo cui fanno riferimento la chiesa e il complesso parrocchiale. L'edificio, realizzato con una serie di volumi sfalsati è costituito da un piano fuori terra, un livello parzialmente mansardato, una soffitta e un piano interrato. Un piccolo volume esterno costituisce una latrina. La struttura è composta da muratura portante in blocchi di pietra arenaria a corsi irregolari suborizzontali, solai e strutture di copertura a falde in legno. La scala interna è del tipo in pietra, appoggiato su putrelle metalliche.

Il prospetto principale sulla piazza è caratterizzato da una scala di accesso esterna in pietra bianca con parapetto metallico, che conduce al piano terra rialzato. Tre fori architettonici con cornice in intonaco bianco a risalto sullo sfondo grigio, sono disposti simmetricamente. Un'alta cornice in intonaco bianco segna lo sporto del tetto, disegnato a falde asimmetriche, con un abbaino centrale originale ed un secondo abbaino, aggiunto probabilmente in un secondo tempo. Il manto di copertura in coppi curvi rossi "uso Trieste" convoglia le acque piovane in gronda e pluviali metallici. I serramenti vetrati esterni sono tutti in legno verniciato grigio chiaro. La facciata ovest denuncia uno sfalsamento delle falde del tetto, che permette la realizzazione di un piano in più nel corpo edilizio rivolto a sud; un basso foro porta consente l'accesso al piano interrato; in prossimità dello spigolo sud-ovest si colloca una latrina esterna. Inernamente i serramenti sono originali in legno verniciato bianco.

Compilato in data: 2008

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