Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
XIX
L'approvvigionamento idrico di Trieste, garantito già in epoca romana dalla creazione di ben tre acquedotti, subisce un periodo di arresto a seguito delle incursioni longobarde nel IV secolo d.c., costringendo i cittadini a rifornirsi da piccoli pozzi e sorgenti. Solo con l'editto del 1749, emanato dall'Imperatrice d'Austria Maria Teresa, prende avvio la costruzione di un nuovo acquedotto, creato sul tracciato di uno dei tre impianti voluti dai Romani; il sistema prevede la distribuzione di acqua a partire dall'area collinare di San Giovanni ?no al centro della città, passando per l'attuale Viale XX Settembre. Con l'aprirsi del XIX secolo, l'aumento demografico e i nuovi bisogni di una città in continua crescita comportano un maggiore fabbisogno idrico che si concretizza nel 1857 con l'entrata in funzione dell'acquedotto di Aurisina; il sistema consente di portare dalle sorgenti omonime alla città 1.800 metri cubi d'acqua al giorno, arrivando a 20.000 metri cubi alla fine del secolo. Il progetto nasce già con la costituzione del Comitato per l'Acquedotto nel 1852, preseduto dal barone Bruck, seguito tre anni dopo dalla fondazione della Società omonima, cui si deve la stipula dell'accordo con il Ministero dell'Industria, Commercio e Pubbliche Costruzioni; spetta a Carlo Ghega, allora direttore dei lavori della Ferrovia, l'affidamento dell'incarico di costruttore a Carl Junker Junker (1827-1882), autore di numerose opere di ingegneria idraulica, tra cui spiccano l'impresa dell'acquedotto della sua città natale, di Salisburgo e di Pola. Ma certamente la fama di Junker è legata, in particolare, alla progettazione del Castello di Miramare, simbolo dello stile eclettico triestino attraverso l'impiego del modello architettonico del Gotico Quadrato; in tali termini si esprime anche la costruzione del Castelletto di Aurisina, che si caratterizza, in particolare, per l'uso delle merlature di coronamento del tetto e del "Rundbogen", ovvero l'arco a tutto tondo. Alla visione eclettica di Junker si affiancano le scelte stilistiche espresse da Paul Sprenger che, quale responsabile della sezione Architettura della Direzione Generale Costruzioni dal 1850, riafferma l'immagine rappresentativa del potere politico attraverso "un'architettura pubblica& che persegue un indirizzo stilistico unitario, programmando la riconoscibilità degli edifici e dotandoli di una configurazione moderna, inerente al recupero degli stili del Medioevo" (Barillari, 1986 , p. 30). L'Acquedotto di Aurisina si caratterizza anche per l'apporto della moderna tecnologia, per cui ad essere premiato con la medaglia d'oro al valor civile è proprio lo stesso Junker. La soluzione definitiva prevede un complesso architettonico costituito dall'edificio principale del Castelletto e da due fabbricati laterali, cui si affianca, sul lato destro più a monte, l'immobile oggetto della presente relazione. La costruzione dell'edificio, non contemplato nel progetto generale di Junker del 1855, è verosimilmente di poco posteriore al completamento della vicina struttura edilizia dell'acquedotto, conosciuta anche come "complesso dei Filtri"; a conferma di tale ipotesi intervengono diversi elementi, tra cui l'analisi stilistico-formale e, in particolare, la destinazione del fabbricato, commissionato per ospitare diverse unità abitative "ad uso degli addetti dell'opificio stesso", come indicato nel "permesso di fabbrica per un pollaio e un lavatoio" allegato al progetto relativo, risalente al 1903. E' proprio esaminando tali disegni che è possibile individuare la "casa d'abitazione", ubicata sul pendio che scende da Santa Croce. La stessa struttura è presente anche nel "Situations-Planskizze I des Aurisina Wasserwerks" elaborato a Vertrag in data 14 luglio 1900. L'intero edificio, garantita la fisionomia originaria, interessata solo da piccoli interventi di modifica, mantiene tuttora l'iniziale funzione abitativa.
Il fabbricato si colloca sulla parte bassa della fascia costiera in corrispondenza del paese di S. Croce situato sull'altipiano. Posto completamente al di fuori dell'abitato, fa riferimento al sistema di edifici che gravitano attorno al polo universitario di oceanografia e alla sede operativa per il rifornimento idrico dell'Azienda Consortile Energia Gas Acqua e Servizi. Adibito ad uso residenziale, il fabbricato presenta tre piani fuori terra, più un livello seminterrato e rivolge i due prospetti principali in direzione nord-est verso monte e sud-ovest verso il mare. La struttura basata su pianta rettangolare allungata e struttura in muratura portante di pietra arenaria a corsi irregolari orizzontali, presenta una copertura lignea semipiana con banchina in tavolato.
Il fabbricato presenta un basamento in intonaco grigio, definito nella parte alta da una cornice modanata. Le restanti porzioni di facciata risultano semplicemente intonacate in color ocra. Solo in corrispondenza della facciata sud-ovest è posto in grande evidenza il muro di sostegno in pietra arenaria facciavista. Le facciate sud-est e nord-ovest risultano completamente cieche. I serramenti vetrati lignei si presentano doppi a due ante a sei specchiature, con oscuranti a lamelle orientabili verniciati in colore verde, incorniciati da semplici elementi in pietra artificiale; il portone di ingresso, vetrato a due ante, verniciato in colore verde, si posiziona in asse alla facciata nord-est. Sul prospetto sud-ovest, in corrispondenza del vano scala, si nota un leggero aggetto di facciata, con serramenti stretti e allungati ad anta singola e privi di oscuranti. La banchina in legno con travi a sporgere sorregge una gronda in lamiera zincata che convoglia le acque in pluviali esterni alla muratura perimetrale. Internamente le superfici sono semplicemente rivestite in intonaco bianco; una scala del tipo in pietra appoggiata su putrelle metalliche distribuisce simmetricamente a tutti i livelli. I pianerottoli di interpiano presentano voltine ribassate in laterizio realizzate su putrelle metalliche trasversali ancorate ai muri di spina.
Compilato in data: 2009