Fondo fotografico Guido Zanetti

Hartweger Zanetti, Maria Caterina Teresa - soggetto conservatore ; Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte

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Definizione
collezione familiare
Collocazione
Palazzo Gopcevich; Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte
Acquisizione
proprietà Ente pubblico territoriale; Comune di Trieste; donazione; Zanetti, Maria; 1924/02/05
Cronologia
1915 - 1918
Consistenza/composizione
Il fondo è composto da 20 positivi di vario formato prevalentemente alla gelatina ai sali d'argento.
Accessibilità
Il fondo è consultabile con alcune limitazioni relative ai nuclei che non sono ancora stati oggetto di una catalogazione puntuale.

Hartweger Zanetti, Maria Caterina Teresa
Zanetti, Guido
Volontari giuliani
Croce Rossa Italiana

Il materiale fotografico documenta per lo più ritratti della madre Maria, crocerossina a Bologna durante la guerra 1915-1918 e alcune foto di Guido durante la vita militare.

La dolorosa vicenda di Guido Zanetti e della madre Maria Hartweger (Gorizia, 12 novembre 1865 - Trieste, 25 maggio 1934) testimonia il ritorno a Trieste, non solo dei vivi, ma anche dei caduti: è il viaggio delle anime smarrite sul fronte. Guido Zanetti, nato a Trieste il 16 agosto 1895 da Arturo Zanetti e Marta Hartweger, studia al ginnasio-liceo Dante con Slataper, Stuparich, Spaini, Xydias e Timeus. Nel 1913 si trasferisce a Bologna per iscriversi al corso di studi di Giurisprudenza. Allievo del professore triestino Giacomo Venezian, presidente della Dante Alighieri, fautore del Comitato per gli Irredenti di Bologna a cui aderisce anche il giovane Guido. Allo scoppio della guerra, Guido si arruola nell’esercito italiano: dal 90. Battaglione chiede e ottiene di passare al 1. Reggimento dei Granatieri. Cade sul Monte S. Michele, a Romans d’Isonzo, dove viene sepolto il 9 agosto 1916. Maria Zanetti, che aveva seguito il figlio a Bologna dal 1915, crocerossina e poi presidente della Sezione locale delle Madri e Vedove dei Caduti in Guerra, è coinvolta in una serie di commemorazioni pubbliche in onore del figlio caduto: riceve la medaglia al valor militare nel 1917; ritira la laurea ad honorem in Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bologna; partecipa alle cerimonie per la dedica del diploma di socio perpetuo alla Società Nazionale Dante Alighieri e per l’intitolazione di una via cittadina in ricordo del giovane. Terminata la guerra, in tutta Europa, vengono officiate liturgie commemorative di massa, connesse alla riesumazione delle salme dei caduti per la loro ricollocazione nei cimiteri dei luoghi di provenienza. Nella circostanza, vengono anche assegnate onorificenze alla memoria. Un articolo del Piccolo annuncia il rientro delle spoglie di Guido Zanetti, il 22 aprile 1921, con grande enfasi: «Trieste oggi accoglierà nel suo grembo uno dei suoi figli più puri, uno di quei giovani pensosi e gentili, che destinati forse dalla natura a servire la Patria, con la mente erudita e con l’anima mite, hanno voluto forzare il destino e son corsi, sacra falange cosciente del sacrificio supremo, ad esporre al nemico un corpo gracile, ma una volontà indomabile. La mamma sua lo attende, la mamma rimasta sola, ma animata da una forza sublime, da quella stessa forza che, mentre il figlio le moriva tra le braccia, avrà fatto guizzare nelle sue viscere il brivido di una maternità nuova che toglieva a lei la sua creatura ma dava alla Patria un eroe». Al documento fotografico spetta testimoniare il tragico evento. Gli scatti rappresentano e narrano di una morte, non più fatale intrusa, bensì parte necessaria del trittico, altrimenti monco: vita, morte, pietas. Quest’ultima, non solo esperienza personale, riguarda soprattutto la comunità nella sua interezza e debolezza emotiva: collante di un inedito rito sacrificale di matrice laica. Le foto ci raccontano di commemorazioni pubbliche che mescolano nel perimetro del dolore privato e intimo l’enfasi dell’emozione collettiva. L’elaborazione del lutto cede il passo al bisogno di illustrarlo per farsi oggetto/sfoggio di comunicazione emozionale. Molte delle immagini di Maria Zanetti, del figlio e della sua tumulazione a Trieste, sono tratte dall’archivio Quarantotto. Sequenza narrativa di immagini apparentemente consolatorie di un recente passato di morte, in realtà sono testimonianza di un processo di massificazione della morte stessa, in funzione di una prospettazione eroica e mitica dei caduti in guerra. Sorta di santini di una società laica, i ritratti diventano icone nell’immaginario collettivo. Al contrario, del tutto riservato appare il rapporto epistolare che unisce il soldato Guido al fronte con la madre: scambio incessante di reciprocità affettive e incoraggiamenti.

Bibliografia

Colecchia Claudia, Che vi è di più bello che morire con una palla in fronte : retorica di guerra nel fondo fotografico Ugo Quarantotto, conservato presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, in Il dolore, il lutto, la gloria : rappresentazioni fotografiche della Grande Guerra fra pubblico e privato, 1914-1940, Milano, Angeli, 2019, pp. 124-144
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