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Un bagno speciale

La città di Trieste è sempre stata all'avanguardia per quanto riguarda gli stabilimenti balneari grazie all’amore dei suoi abitanti per il mare, componente essenziale dell’identità triestina. I bagni sono tanti e si susseguono lungo la costa: dall'Ausonia ai Topolini proseguono fino a Grignano e Sistiana ma il Pedocìn è speciale.

Il bagno popolare, nato probabilmente negli ultimi anni dell’Ottocento, prevede da sempre due settori separati da una staccionata divisoria, uno destinato agli uomini e uno alle donne e ai bambini. La scogliera adiacente alla Lanterna, destinata ai ceti meno abbienti, era priva di comode attrezzature e pertanto gli habitué erano soliti portarsi da casa un chiodo da affiggere sulle assi di legno per appendere sbrigativamente i propri vestiti. Per questo motivo prese il nome triestino Ciodìn (chiodino).

Difficile risalire alla vera origine del nome Pedocìn: forse è legato al fatto che le persone stavano strette come “pedoci”, oppure perché qui si trovavano i militari spesso infestati dai parassiti (il bagno era riservato esclusivamente alla truppa dalle 5 alle 6 e mezza pomeridiane dei giorni non festivi) o per la presenza di un allevamento di cozze.

Un bagnino era solito richiamare a terra con il fischietto i bagnanti ogniqualvolta una nave entrava in porto. Già nel 1891 l'autorità di pubblica sicurezza rammentava l'obbligo delle mutande o della vestaglia e il divieto di condurre ai bagni cani, cavalli ed altri animali. 

Il 15 giugno 1911 il bagno comunale viene danneggiato da un uragano e il Comune, consapevole dell’importanza del servizio per le classi meno abbienti, provvede in breve tempo al suo restauro. Solo negli anni Trenta lo steccato in legno viene sostituito da uno in calcestruzzo che si estende dentro il mare. Durante la seconda guerra mondiale il bagno viene requisito dal Comando militare e la ghiaia della spiaggia viene prelevata per consentire la costruzione  di bunker e gallerie antiaeree.

Da sempre gratuito, solo dal primo giugno 1984 è stato inserito il biglietto a pagamento.

Alla fine degli anni Ottanta è stato indetto un referendum per abbattere il muro divisorio ma i triestini hanno scelto di mantenerlo. La parte femminile è la più frequentata.

 

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