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Ceramica Maya 2. UNA COLLEZIONE CHE VIENE DA LONTANO

Le ceramiche contenute nella cassa (vedi ceramica Maya 1), accanto a altre 25 concesse in deposito dalla signora Glauber Fabietti, per un totale di 135 pezzi costituiscono ora la collezione Maya “Cesare Fabietti”. Un contesto di reperti unitario, prodotto da una manifattura databile nel Periodo Maya Classico Recente, tra 600 e 1000 d.C., realizzata da una popolazione di cultura maya, probabilmente da quelle genti Lenca che molto tempo prima si erano staccate dal ceppo principale, ed erano emigrate a settentrione, nelle zone degli altopiani e della pianura costiera dell’oceano Pacifico, e quindi anche nelle terre di El Salvador.

I reperti della collezione appartengono al tipo di ceramica detta Usulután, che venne prodotta proprio nel distretto omonimo, in cui si trova San Marcos Lempa – dove lavorò Cesare Fabietti - ed ebbe un’amplissima diffusione che si prolungò nel tempo. 

 

La galleria dei personaggi

La collezione è formata principalmente da una serie di figurine antropomorfe e zoomorfe. La “divertente” galleria dei volti umani mostra la caratteristica fisionomia di quel popolo resa con tratti semplici e schematizzati. Il personaggio perde così la sua individualità per divenire immagine del defunto, dell’antenato, dello spirito.

Le teste presentano particolari copricapi, anche abbelliti da spoglie di uccelli e piume (che dobbiamo immaginare, rese solo da trattini e dalla testa di uccello al centro), collane di grosse perle, orecchini e ornamenti nasali, e mostrano una fronte larga e appiattita dalla deformazione cranica, usanza particolarmente diffusa presso i Maya, dove era sentita come il contrassegno di una condizione socialmente privilegiata.

 

Alcuni animali 

Tra gli animali, il felino è presente per la forza fisica, la ferocia e l’agilità, quelle principali caratteristiche che hanno colpito da sempre l’immaginazione dell’uomo. Grandi predatori come il giaguaro, l’ocelot, lo jaguarundi e il puma, presenti sul territorio di El Salvador, sono ancora oggi temuti e venerati dagli indios, considerati simbolo del potere intellettuale dello sciamano e contemporaneamente della forza fisica del capo.

 

I sonagli

Nella collezione sono comprese inoltre alcune ciotole e vasi in stile Usulután, con la superficie segnata da motivi lineari rossi su fondo chiaro. Ci sono, poi, alcuni piedi di vasi o grandi ciotole, purtroppo frammentari, configuranti grotteschi volti umani cavi, che conservano all’interno il piccolo nucleo mobile che lo connota come sonaglio. Lo strumento, protagonista del rituale magico, aveva lo scopo di richiamare l’attenzione della divinità a cui veniva posta l’offerta. Anche molte delle statuine umane sono dei sonagli e probabilmente legati a rituali funerari, connessi con il culto degli antenati, molto comuni nel mondo maya, dove il defunto era sepolto con un corredo di oggetti d’ornamento, strumenti e statuine antropomorfe.

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Le opere

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